LA RABBIA, CONSULENZA ALLA GENITORIALITÀ
Mio figlio ha spesso crisi di rabbia!
Che cos'è la rabbia?
La rabbia è una emozione tipica, considerata fondamentale da tutte le teorie psicologiche
poiché per essa è possibile identificare una specifica origine
funzionale, degli antecedenti caratteristici, delle manifestazioni espressive e delle modificazioni fisiologiche costanti, delle prevedibili tendenze all'azione. Essendo un'emozione primitiva, essa può essere osservata sia in bambini molto piccoli che in specie animali diverse dell'uomo.
Quindi, insieme alla gioia e al dolore, la rabbia è una tra le emozioni più precoci.
Essendo l'emozione la cui manifestazione viene maggiormente inibita dalla cultura e dalle società attuali, molto interessanti risultano gli studi evolutivi, in grado di analizzare le pure espressioni della rabbia, prima cioè che vengano apprese quelle regole che ne controllano l'esibizione. Inoltre, la rabbia fa parte della triade dell'ostilità insieme al disgusto e al disprezzo, e ne rappresenta il fulcro e l'emozione di base. Tali sentimenti si presentano spesso in combinazione e pur avendo origini, vissuti e conseguenze diverse risulta difficile identificare l'emozione che predomina sulle altre. Moltissimi risultano essere i termini linguistici che si riferiscono a questa reazione emotiva: collera, esasperazione, furore ed ira rappresentano lo stato emotivo intenso della rabbia; altri invece esprimono lo stesso sentimento ma di intensità minore, come: irritazione, fastidio, impazienza.
Da dove nasce la rabbia?Per la maggior parte delle teorie la rabbia rappresenta la tipica reazione alla frustrazione e alla costrizione, sia fisica che psicologica.
Pur rappresentandone i denominatori comuni, la costrizione e la frustrazione non costituiscono in sé le condizioni sufficienti e neppure necessarie perché si origini il sentimento della rabbia. La relazione causale che lega la frustrazione alla rabbia non è affatto semplice. Altri fattori sembrano infatti implicati affinché origini l'emozione della rabbia. La responsabilità e la consapevolezza che si attribuisce alla persona che induce frustrazione o costrizione sembrano essere altri importanti fattori.
Ancor più delle circostanze concrete del danno, quello che più pesa nell'attivare una emozione di rabbia sembra cioè essere la volontà che si attribuisce all'altro di ferire e l'eventuale possibilità di evitare l'evento o situazione frustrante.
Insomma ci si arrabbia quando qualcosa o qualcuno si oppone alla realizzazione di un nostro bisogno, soprattutto quando viene percepita l'intenzionalità di ostacolare l'appagamento.
Contro chi ci si arrabbia?L'emozione della rabbia può essere quindi definita come la reazione che consegue ad una precisa sequenza di eventi
stato di bisogno oggetto (vivente o non vivente) che si oppone alla realizzazione di tale bisogno attribuzione a tale oggetto dell'intenzionalità di opporsiassenza di paura verso l'oggetto frustrante forte intenzione di attaccare, aggredire l'oggetto frustrante azione di aggressione che si realizza mediante l'attacco.
Questo è quello che avviene in natura, anche se l'evoluzione sembra aver plasmato forti segnali che inducono la paura e di conseguenza la fuga, impedendo cosi l'aggressione dell'avversario. Nella specie umana, di solito, si assiste non solo ad una inibizione della tendenza all'azione di aggressione e attacco ma addirittura al mascheramento dei segnali della rabbia verso l'oggetto frustrante.
Nella specie umana, la cultura e le regole sociali a volte impediscono di dirigere la manifestazione e l'azione direttamente verso l'agente che scatena la rabbia.
Tre possono quindi essere i fondamentali destinatari finali della nostra rabbia:
oggetto che provoca la frustrazione un oggetto diverso rispetto a quello che provoca la frustrazione (spostamento dall'obiettivo originale) la rabbia può infine essere diretta verso se stessi, trasformandosi in autolesionismo ed auto aggressione.
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Fonte: http://www.benessere.com/psicologia/emozioni/la_rabbia.htm